Il modello teorico biosistemico
“L'emozione è come un fiume: se è secco siamo nel deserto,
se è sovrabbondante, anneghiamo.
Il terapeuta cerca di meritarsi la fiducia del paziente: in questo modo egli diventa come gli argini di questo fiume, aiutandolo a trovare la sua forza in un contesto di sicurezza”.
“La Terapia Biosistemica” - J. Liss , M.Stupiggia - 1994
Il nome Biosistemica indica quali siano i presupposti e i metodi su cui si basa lo schema teorico di riferimento: Bio si riferisce alla complessità psicocorporea, alle dimensioni biologiche, neurofisiologiche e embriologiche relative alla componente organica della corporeità, Sistemica fa riferimento alla teoria generale dei sistemi in base alla quale è possibile e necessario concepire l’individuo e i fenomeni complessi che lo riguardano come un sistema costituito da sottosistemi in inter-relazione fra loro.
Per comprendere la sostanza del modello teorico dobbiamo considerare gli studi e la clinica che il prof Liss ha sviluppato negli anni collaborando con il medico/biologo/ filosofo dott. Henry Laborit, in particolare sugli effetti psicosomatici della inibizione all’azione di fronte allo stress.
In situazioni in cui non è possibile reagire, né con il sistema “attacco”, né con la “fuga”, le reazioni biologiche impedite si scaricano comunque nel sistema (sotto forma di secrezioni ormonali tipiche dello stress – noradrenalina e corticosteroidi), determinando la possibilità di malessere/patologie psicosomatiche collegate alla presenza disfunzionale di ormoni dello stress e all’empasse dovuto a pensieri e fantasie negative che autorinforzano ciclicamente il sistema di inibizione all’azione, innescando un vero circolo vizioso.
La Biosistemica integra inoltre nella sua ricerca clinica le scoperte del prof. Ernst Gellhorn relative al funzionamento fisiologico del Sistema Nervoso Autonomo.
Esso, formato da due sistemi separati e sinergici, il sistema nervoso simpatico (attivante) e il parasimpatico (rilassante), risulta essere fisiologicamente adeguato e capace di generare benessere solo quando il suo funzionamento vegetativo oscilla ritmicamente e in modo alternato, scaricandosi reciprocamente uno dopo l’altro (richiamando l’andamento ondulatorio tipico di buona parte dei fenomeni fisici e organici).
Se i due sistemi lavorano simultaneamente, i loro effetti si sommeranno creando in questo modo un vero e proprio “nodo” simpatico/parasimpatico, che condizionerà in modo disfunzionale la regolazione delle funzioni di tutto l’organismo.
Poiché anche la natura delle emozioni è connessa al predominio di ciascuno dei due sistemi il “nodo energetico” influirà in modo disfunzionale sul metabolismo cellulare che caratterizza anche il ciclo emozionale, generando empasse energetico e quindi malessere generalizzato.